Villa Necker

villa Necker1In Via dell’Università 2 si trova Villa Necker, costruita nella seconda metà del Settecento dal commerciante Antonio Strohlendorf come casa di campagna in un’area occupata in origine dai terreni “dei Santi Martiri”. Nel Settecento la zona viene interessata dalla costruzione di numerose ville di ricchi commercianti, come George Hepburn (Villa Economo) e Heim Camondo (Villa Sartorio).
ddLa villa, di tre piani, è immersa in un esteso giardino, il primo all’italiana di Trieste, realizzato dall’ingegnere militare Vincenzo Struppi nel 1775, mentre gli elementi stilistici sono indubbiamente di origine francese, in stile Luigi XVI.
Al centro del pianoterra spicca un portico semicircolare con colonne su piedistalli, con tre aperture d’ingresso, mentre il parapetto è a balaustra in pietra bianca con piastrini decorati da rilievi floreali, su cui si aprono tre porte finestra.
1La parte centrale della facciata termina con un timpano con orologio mentre a decorazione della sommità del prospetto sono collocati dei vasi in pietra di stile neoclassico.
L’edificio presenta al piano terra un rivestimento a bugnato liscio a fasce orizzontali, interrotto da lesene, che dividono la facciata in cinque parti. Le finestre del primo piano terminano nella parte superiore con un timpano a forma triangolare, sono presenti inoltre teste di panduri come grondaie sul portico.


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5Riguardo l’origine della villa esistono diverse versioni, secondo alcuni  la villa fu commissionata dal barone Francesco Saverio de Königsbrunn e venduta al commerciante Domenico Perinello, mentre altri la attribuiscono all’architetto Giacomo Marchini, su progetto del francese Champion, giunto in città nel 1784 e al quale si deve anche il disegno di Villa Murat (oggi non più esistente).

Dopo la morte di Perinello nel 1786 la “Villa Anonima” (così veniva chiamata all’epoca) viene ceduta dai figli a Ambrogio Strohlendorf che nel 1790 la cede al conte siriano Cassis Faraone. Egli si dedica alla ristrutturazione della villa, orna il parco con giochi d’acqua, costruisce una ricca orangerie e decora con statue opera dello scultore udinese Antonio Marignani.
5cAntonio Cassis Faraone era un eccentrico e ricchissimo uomo d’affari di antica e nobile famiglia, originaria dell’altopiano siriano di Hauran, acquisendo nel tempo un tal potere da essere soprannominata Pharaon, cioè “colui che ispira paura”. Nel 1749 la famiglia si trasferì in Egitto dove da giovanissimo ricevette un incarico di prestigio al Ministero del Commercio e nel 1769 la Direzione delle dogane egiziane.
La famiglia Cassis Faraone divenne il principale referente del commercio estero in Egitto e grazie alle capacità diplomatiche il giovane Antonio instaurò ottimi rapporti sia con il governo asburgico, molto interessato all’espansione in Oriente, sia con i commercianti europei.
Ma verso la fine del Settecento l’Egitto divenne terra di sanguinose rivolte e Cassis fu costretto a lasciare Il Cairo e a stabilirsi definitivamente nel 1786 a Trieste dove divenne uno dei massimi esponenti del commercio con l’Oriente.
Straricco e ben introdotto tra la nobiltà locale, acquistò prestigiosi patrimoni fondiari e fu il primo proprietario del Teatro Comunale (ora “Teatro Verdi”), commissionò la palazzina a 3 piani di piazza della Borsa angolo via Roma (attuale sede del Credito Italiano) e acquistò da Ambrogio Strohlendorf Villa Anonima, a quei tempi vicinissima al mare in quanto non era stata ancora interrata la zona delle future rive. Ribattezzata Villa Cassis, si ergeva al centro di un immenso parco alla base del colle san Vito, allora costituito da appezzamenti coltivati e ameni sentieri fra alberi secolari.
teteDopo aver ristrutturato gli interni con gusto orientale e portandovi una strepitosa collezione di quadri e opere d’arte, delegò al capomastro Giacomo Marchini la creazione di uno spettacolare giardino con aranceti, pergolati, viti, statue e fontane con giochi d’acqua per sorprendere il fior fiore della nobiltà cittadina ospitata in questa splendida dimora degna del palazzo da Le Mille e una notte.

Assieme alla consorte Tecla Ghebara, con al seguito dei piccoli moretti, passeggiavano per il Corso Italia ornati da appariscenti costumi d’epoca con tanto di turbante e scimitarra per lui e vistosissime mise con gioielli assortiti per lei.
Con l’andar del tempo però le fortune di Cassis Faraone si ridussero progressivamente: alcune proprietà immobiliari furono vendute e una parte delle sue favolose collezioni finirono in mano dei più famosi antiquari londinesi e francesi e dopo una brevissima malattia, il 23 novembre 1805 l’eccentrico Conte morì lasciando tuttavia una cospicua eredità.
King_Jerome_BonaparteLa villa viene venduta nel 1820 a Gerolamo Bonaparte, fratello di Napoleone, Re di Westfalia e Principe di Montfort, da cui deriva il nome successivo di “Villa Principe Bonaparte” e sarà il luogo di nascita di Letizia e Girolamo Napoleone, rifugio dei napoleonidi in esilio, ritrovo dell’alta società e della cultura non solo triestina, ma europea nella prima metà dell’Ottocento.
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I Bonaparte trasformano la facciata con l’inserimento dell’orologio nel timpano centrale con una piccola nicchia in origine destinata ad una campana, sistemano delle aquile napoleoniche che decorano i camini della sala maggiore e riducono la villa di estensione a causa dell’apertura nel 1814 della strada lungo il lato destro. La moglie, principessa Caterina, fa costruire pergole con vista su tutto il golfo, una cappella, un teatro e arredi sontuosi, togliendo quelli di gusto asiatico di Cassis Faraone oltre alle statue gigantesche e le piante esotiche.

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Nel 1827 l’edificio passa in proprietà al ginevrino Alfonso Teodoro Carlo Francesco de Necker, titolare di una ditta di cambio e console di Svizzera a Trieste. Da questa data la villa assume il nome di “Villa Necker” e il parco viene radicalmente trasformato dal botanico Giuseppe Ruchinger di Monaco.
villa Necker2Nel 1851 la proprietà viene venduta al Comando della Marina Asburgica dove viene allestito un ospedale per ufficiali e soldati decorati, reduci dalla battaglia di Solferino per poi diventare la residenza del comandante del distretto marittimo, Leopoldo de Jedina e nel 1918 passa allo Stato Italiano, diventando sede del Comando Militare Regionale Friuli Venezia Giulia e Circolo Ufficiali.

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La storia di Trieste attraverso i suoi palazzi, monumenti, targhe, vie e piazze. - Daniele De Marco http://scoprendotrieste.it
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5 risposte a Villa Necker

  1. Luisella Pacco ha detto:

    Articolo molto interessante. Dove è custodito il ritratto di Cassis Faraone? Al Museo Morpurgo, forse?

    • danieledemarco ha detto:

      Buongiorno, chiedo scusa per il ritardo con cui rispondo ma dopo una lunga ricerca sono risalito all’attuale collocazione del ritratto.
      I ritratti di Cassis Faraone e della moglie Tecla risalgono alla fine del Settecento e sono attribuiti a Francesco Maggiotto. Sono di proprietà dei Civici Musei di storia e Arte e sono esposti al Civico Museo Sartorio (num. inv. 13/3099 e nv. 13/3100) purtroppo non posso essere più preciso,

      Cordiali Saluti

  2. Salvatore Cicala ha detto:

    A proposito di Gerolamo bonaparte,ebbene non tutto sanno che fu un vero e proprio dissipatore e un maldestro amministratore,oltre che un inetto militare. Ma riguardo alla aneddotica Triestina,per strano che sia a noi,sentendo questi nomi altisonanti.Principe di Metternich o Gerolamo Bonaparte principe di Monfort e re di Westfalia,ebbene prorio quel Metternich,cacciò da Trieste il Bonaparte dandogli lo “scomio” sfratto,dalla città in quanto vedeva di mal’occhio che un Bonaparte residesse in un dominio Austriaco! Quindi armi e bagagli nel 1823 fu costretto ad andarsene da Trieste,e lo fece molto dispiaciuto.

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