Via della Zonta è la strada che da Via Paganini porta in Via Valdirivo, vicino Piazza Sant’Antonio. Il nome indica la Fontana della Zonta (aggiunta in triestino, dal latino “iuncta“) posta qui nel’400.
Con questo termine si indicava l’acqua versata sulle vinacce durante la vendemmia per allungare il vino. Fin dal ‘300, come testimoniano gli statuti, si stabilirono forti multe per chi veniva sorpreso ad adulterare il vino sopra un dato quantitativo.
La fontana sorgeva al centro della piazzetta (l’incrocio tra Via della Zonta, dei Cordaroli e el Molin Piccolo), aveva una forma ottagonale e funzionava a pompa, raccogliendo l’acqua direttamente dalla valle di San Giovanni di Guardiella, accanto alla fontana era presente una . In origine era intitolata a San Niceforo in onore del santo vescovo che, secondo la leggenda, aveva fatto scaturire l’acqua proprio in quel punto, come aveva già fatto in alcuni paesi dell’Istria.
Nel 1754 fu scavato il Canal Grande e un tubo sotterraneo conduceva l’acqua da questa fontana ai due ceffi (le due faccie) posti alla fine del Canale ancora oggi. La conduttura andò distrutta quando si costruirono le fondamenta della nuova Chiesa di Sant’Antonio Thaumaturgo.
Nel 1760 Maria Teresa d’Austria fece ampliare il serbatoio sotterraneo in modo da alimentare anche il vicino lavatoio costruito in quel tempo, tramite un canale sotterraneo. Nel 1822 venne eseguito dai capi muratori Valentino Valle e Angelo Torriani un importante restauro, venne coperta da una struttura ottagonale e vennero purificate le acque per renderla potabile e avere una nuova fonte di approvvigionamento per la città. L’edificio che circondava la fontana subì numerosi restauri ma nel 1821, durante uno di questo, crollò rovinosamente e nel 1889 venne decisa la demolizione della fontana al fine di utilizzare lo spazio ottenuto per un mercato, sostituito successivamente in via Carducci.
Il termine “zonta” rimase proverbiale per i triestini anche dopo la scomparsa della fontana.
E’ anche utile ricordare che i Triestini di allora,andassero a vedere quanta acqua aggiungesse al vino il titolare della osteria cui erano usi frequentare.